Una tecnica pittorica elementare, una fitta e regolare trama di punti di varie dimensioni, ma che in realtà è parte di un lungo e complesso processo di costruzione e di elaborazione visiva. E’ una pittura che tratta fenomeni digitali in modo analogico e cerca di offuscare il confine tra astrattismo e realismo.

I soggetti non sono immediatamente riconoscibili e cambiano costantemente, a seconda della distanza di osservazione. Da vicino l’immagine si dissolve in una serie astratta di punti mentre da lontano il soggetto è ripristinato alla nostra percezione.

Per vedere questi dipinti si deve prendere parte ad un gioco: allontanarsi, fare un passo indietro per poter comprendere ciò che è impercettibile ma sostanziale, quello che in apparenza è nascosto ma in realtà è in vista.

Alla fine sarà lo spettatore che ricomporrà l’immagine e in quel breve momento in cui la incontra diventerà la sua memoria, la sua versione della realtà .

Le migliaia di punti solitari diverranno l’immagine stessa.

L’ intento è far vedere ciò che non si vede facilmente, quello che spesso tendiamo a trascurare, un’estetica meditativa che spinga lo spettatore a rallentare e a partecipare al funzionamento della propria coscienza, alla sua capacità di costruire una illusione visiva.

Ciò solleva interrogativi per quanto riguarda la verità di ciò che i nostri occhi ci dicono e se il messaggio è veramente separato dal mezzo.

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